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"Non potrò mai dire di essere uno scrittore".

Un giorno, se mi dovessero chiedere che lavoro faccio, mi piacerebbe poter rispondere: «Scrivo, per vivere io scrivo». Non sono uno scrittore. Non potrò mai dire di essere uno scrittore, però mi piace scrivere, creare, immaginare relazioni fantastiche fra la mia mente e il desiderio di cose proibite. Scrivendo si libera quella parte di noi che la vita, assieme alla sua realtà, ci impedisce di esibire. E allora vengono fuori personalità multiple ed ognuna delle quali possiede una parte di noi. E' come se portassimo all'eccesso quella fantasia impossibile da esercitare, inventando situazioni che sicuramente non potranno mai far parte della nostra esistenza, oppure, che non immagineremmo mai possano accadere a noi.

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Raramente descrivo i personaggi a livello estetico, a meno che non sia necessario, a meno che la fisicità dell'individuo non sia strettamente legata allo svolgimento della storia. Ogni piccolo particolare deve riuscire a descrivere il tutto, ogni cosa serve a comprendere sempre più il personaggio e quello che andrà a fare o che pensa dovrebbe fare. Ovviamente niente dovrà essere come sembra.

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Avere il finale del racconto sempre bene impresso nella testa e rendere il tutto un complesso armonioso, è fondamentale. La vera essenza di ciò che si va narrando, secondo me, è una morale che non vuole insegnare, ma solo esercitare un pensiero esclusivamente personale.

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